Siamo nella fase 2:
Non dovrebbe cambiare molto rispetto alla fase uno… tuttavia noto che molte persone cercano ogni scusa per uscire e vedo molti ragazzi incontrarsi; qualcuno indossa correttamente la mascherina, qualcuno la porta sul mento o col naso di fuori. Le distanze di sicurezza non vengono sempre rispettate, soprattutto dai piú giovani, evidentemente stanchi di questa situazione.
Ma non é compito mio giudicare i comportamenti altrui; al massimo posso invitare alla massima cautela e fare del mio meglio per dare il buon esempio.
Oggi vorrei affrontare l’argomento delle visite optometriche.
Prima di tutto cerchiamo di fare chiarezza sugli obblighi che abbiamo come cittadini responsabili. Stando alle imposizioni statali siamo tutti tenuti a:
Ai negozi e ambulatori viene anche richiesto di:
In genere tutto si riassume in buone norme per ridurre sensibilmente i rischi: si presume (dati statistici) che il 7% degli italiani potrebbe aver contratto il virus (con oscillazioni del 10% per le regioni piú colpite e 5% in quelle dove la presenza é ridotta).
Sulla infettivitá degli asintomatici non abbiamo dettagli precisi ma si puó ipotizzare che sia ridotta (si presume che non avendo sintomi non spargano il virus come una persona che tossisce) e legata solo a condizioni di stretta e prolungata convivenza: risulta infatti che il 24% dei contagi sia avvenuto in casa, ambiente dove ci sentiamo piú sicuri e siamo a stretto contatto con altre persone.
Non ho citato le RSA perché riguardano un caso particolare in cui vi é stretta convivenza e la salute degli ospiti delle strutture compromessa; questo porta ad una maggiore sviluppo dei sintomi e conseguenti verifiche con tamponi.
Tutti questi dati per dirvi una sola cosa: i posti di lavoro sono potenzialmente abbastanza sicuri. Il 4% dei contagi é avvenuto probabilmente a causa del mancato rispetto delle norme (forse per distrazione o sottostima della minaccia).
Durante una retinoscopia dinamica la distanza tra esaminatore e paziente é di circa 40cm. Una misura decisamente al di sotto del metro di distanza. Per tale motivo si sconsiglia di eseguire questo ed altri esami se non strettamente necessari.
Protezione individuale in stile “decespugliatore”
Rimangono comunque situazioni in cui sará necessario avvicinarsi e comunicare, ad esempio per valutare le lenti di prova. A tal proposito il decreto del 26 Aprile 2020 specifica nell’Articolo 1 paragrafo (ii) sottoparagrafo (c):
Siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale
Le associazioni di categoria hanno identificato alcuni dispositivi adeguati come occhiali protettivi, mascherine idonee o le visiere chiuse tipo “decespugliatore” (come quello dell’immagine qua a fianco)
Oltre a questi dispositivi possiamo considerare sicuri i controlli che coinvolgono uno strumento che faccia da schermo protettivo tra esaminatore ed esaminato (ad esempio possono esserlo l’autorefrattometro o il topografo corneale)
Sempre per ridurre eventuale esposizione, si consiglia di eseguire anamnesi e colloqui telefnicamente edi non farle durare i controlli piú di 15 minuti.
Purtroppo per un periodo dovró rinunciare a fare gli scrupolosi controlli che facevo prima del lockdown. L’uso del forottero con la mascherina é diventato impossibile (si appannano le lenti) e la retinoscopia dev’essere limitata.
Per garantire la maggiore sicurezza possibile é importante rispettare le norme:
Seguite scrupolosamente le indicazioni che vi vengono date e se vi vengono dei dubbi chiedete al personale: sono ormai 2 mesi che ci prepariamo studiando le soluzioni piú adatte.
Fonte: Il mio amico Ottico