È ormai opinione comune che il mondo sia sempre più alla portata di tutti e, da un paio di decenni, che le università italiane offrano sempre più la possibilità di recarsi all’ estero per studiare e vivere nuove esperienze culturali. Anche il corso di laurea in Ottica e Optometria non è da meno e propone viaggi Erasmus con numerose e interessanti mete in Spagna, Inghilterra e Germania. Certo, decidere di trascorrere sei mesi o un intero anno accademico all’estero durante il proprio percorso di studi può essere considerato una scelta coraggiosa, ma il bagaglio di esperienze che si porta con sé al ritorno è imparagonabile. L’Erasmus, tuttavia, è per certi versi “pilotato” dall’università stessa: l’ateneo di appartenenza stabilisce le destinazioni in funzione del percorso di studi dello studente, il quale, anche affrontando sei o dodici mesi all’estero, possa così seguire le stesse materie e acquisire un ugual numero di crediti rispetto ai suoi colleghi che proseguono il corso in Italia, per facilitarlo al rientro, allineandolo al programma e all’eventuale recupero degli esami. La vera difficoltà arriva invece dopo la laurea, quando ci si trova a dover scegliere un master post universitario presso un’apposita scuola di specializzazione o di qualificazione. Qui il percorso si fa più tortuoso, perché in Italia non esistono master di optometria riconosciuti a livello accademico. Ecco allora cinque consigli che possono essere utili se, come me, non si hanno ancora le idee chiare.
È meglio fare prima un’esperienza lavorativa A meno che non siate super decisi a volervi specializzare su un argomento che vi appassiona, sappiate che il mondo dell’optometria è molto più vasto di quanto pensiate. L’unico modo per scoprire in cosa siete davvero portati è lavorare: personalmente, applicando le mie conoscenze, ho perfezionato alcuni concetti e ho capito meglio quali aspetti mi interessavano di più.
Vedere la fine del percorso per capirne l’inizio
Prima di prendere qualsiasi decisione è sempre bene chiedersi: come mi vedo fra 10 anni? È una delle domande più difficili, ma aiuta a comprendere su quali attività è meglio concentrarsi.
L’optometrista in Italia e all’estero: le differenze Aver conseguito la laurea in Ottica e Optometria non ci rende automaticamente optometristi anche all’estero: questa figura professionale in Italia è fortemente diversa da quella inglese o spagnola, ad esempio. Sono ancora troppo giovane per capire fino in fondo perché tutto il mondo sembra andare verso una direzione mentre l’Italia rimane ancorata a una legge firmata, pensate bene, da Vittorio Emanuele III di Savoia.
Si può lavorare facendo un master? Se si sceglie un corso di perfezionamento in Italia è molto probabile che sia fatto apposta per chi già lavora e che, quindi, strutturi la propria offerta formativa nei giorni di chiusura delle attività lavorative. All’estero, invece, qualcosa di diverso c’è. Prendiamo, ad esempio, l’università di Aalen: in questa località vicino a Stoccarda si sono inventati un sistema che permette agli studenti di lavorare in Italia e passare due weekend al mese in Germania per seguire le lezioni e affrontare gli esami che vengono programmati mensilmente. Unico problema? Il costo, circa il doppio, se non il triplo, degli atenei spagnoli, ad esempio.
Ma serve davvero? Questa è forse la domanda più spinosa. Credo fortemente che una specializzazione per un professionista sia importante, ma sono altrettanto convinto che nel nostro lavoro l’esperienza valga più di qualunque attestato o pezzo di carta. L’optometria è una professione nella quale convergono così tante discipline che prima di affermare di avere una conoscenza completa della materia devono passare davvero tanti anni. Mio nonno, ottico indipendente dal 1978, mi diceva sempre: sarai un ottico migliore di me, di tuo padre, di tuo zio e di chiunque incontrerai sulla tua strada, non perché saprai di più, ma perché imparerai dalla nostra esperienza.
Andrea Astarita