I social funzionano davvero nell’ottica?

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I social funzionano davvero nell’ottica?

All’inizio del progetto digital Optometria Giovane sono stati commessi diversi errori nella gestione delle pagine: ecco i principali, che possono valere come esempio, superati affidandosi a due social media manager…

Da qualche tempo mi diletto nella lettura di libri, principalmente mi sono focalizzato su biografie o autobiografie di imprenditori che hanno realizzato grandi cose partendo da un proprio progetto. Trovo molto affascinante il modo in cui un’idea possa cambiare il mondo. E non mi riferisco necessariamente a realtà multinazionali, ma anche a tutte quelle piccole attività che vivono grazie e soprattutto alle proprie idee. La frase che aleggia più spesso tra i corridoi di quasi tutti gli uffici del mondo è “non funzionerà mai”: così viene liquidato un buon 90% delle idee di impresa. Ed è così che, pure nel mio piccolo, mi sono sentito dire anche io, quando ho deciso di aprire una pagina Instagram o Facebook per il centro ottico di famiglia. Da quando Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha permesso che i social diventassero anche una vetrina per le aziende, numerosi ottici si sono messi al lavoro per adeguarsi alla tendenza e per farsi pubblicità a costo zero, impiegando pochissime risorse anche in termini di tempo. Io stesso ho quindi cominciato a postare video relativi all’ambiente di lavoro, foto di montature, occhiali da sole, lenti oftalmiche, lenti a contatto, promozioni e via dicendo. Alcuni con il tentativo di aumentare il traffico nel centro ottico, altri con l’obiettivo di ricavare qualcosa. Risultati? Zero. Non potevo certo aspettarmi di incrementare il drive to store del 50% senza analizzare dati, elaborare strategie, definire obiettivi in base al target di utenza, ma soltanto con due o tre post a settimana. Ho smesso ben presto di illudermi. Anche quando ho deciso di lanciare un progetto come Optometria Giovane, descritto in questa stessa rubrica nel numero precedente della rivista, ho inevitabilmente commesso una serie di errori, ai quali ho progressivamente posto rimedio affidandomi a due social media manager competenti in materia. Ecco i cinque principali motivi, elaborati sulla base della mia esperienza, per evitare alcuni errori quando si decide di investire nei social media per accrescere la visibilità del proprio centro ottico.

1. L’ottica non si presta al coinvolgimento social

Tutti lo pensano, nessuno lo dice. Le persone ormai vanno sui social, ancor più che per comprare o informarsi, per svagarsi o per sfogarsi, talvolta persino per noia. Ecco perché l’ottica, le cui fondamenta sono rappresentate da un concetto estremamente serio come il benessere visivo, è un settore in cui è molto difficile creare dei format che presentino componenti appetibili alla “pancia” del grande pubblico. Diverso, invece, è il discorso se si vuole dare maggiore visibilità professionale al proprio centro ottico o alla propria attività.

2. Definire l’obiettivo È il primo passo importante per capire che strada intraprendere.

Se lo scopo è fatturare usando i social investendo poco o nulla, è inutile aprire una pagina Facebook o Instagram, perché non funzionerà. Ha forse funzionato in passato, ma ora c’è troppa concorrenza. In sintesi, bisogna trovare un obiettivo e incentrare tutta la comunicazione solo su quello. Se è aumentare il traffico nel centro ottico, ad esempio, occorre pianificare su tale aspetto, senza pensare a dover vendere qualcosa.

3. Il problema dell’analisi dei dati

Facebook e Instagram ci forniscono numerosi dati sugli utenti della nostra pagina. Se ci limitiamo a postare senza analizzarli, stiamo commettendo un errore. Per ottenere risultati concreti è meglio affidarsi a una figura esperta che sappia consigliarci sui passi da compiere.

4. La questione tempo

La gestione dei social è importante. Ho imparato sulla mia pelle che non è possibile dedicarci quindici minuti al giorno. I post vanno programmati, va definita una strategia che poi andrà tradotta nel design del post. È un lavoro impegnativo, che richiede tempo e competenze mirate. Come già detto sopra, è meglio delegare la gestione a qualcuno di più preparato.

5. Non importa quanti follower hai, purché siano in target

Per il nostro settore è impossibile avere un milione di follower, a maggior ragione se parliamo di una piccola o media impresa. Quindi non bisogna paragonarsi a Chiara Ferragni, ma pensare al proprio bacino di utenti. Se cento follower creano un grande traffico e sono in target, vale molto di più che averne diecimila.

Andrea Astarita

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