Flipper Accomodativo: 3+1 possibili utilizzi in meno di un minuto!

Sono anni che cerchi di capire come far rendere al meglio i tuoi test optometrici? 

O ancora meglio: Come poter trarre diverse informazioni da un unico test? 

Se ti sei mai posto questa domanda, ecco l’articolo che fa per te! 

Di cosa parleremo in questo articolo?

In questo articolo capirai come utilizzare al meglio il flipper accomodativo;

 Ti spiegherò infatti i 3 modi (+1 extra) per poter sfruttare al meglio questo strumento semplice ma efficace. 

A che cosa serve il ‘’flipper accomodativo’’?

Il flipper accomodativo è uno strumento ad utilizzo optometrico composto da un manico (generalmente in plastica) a cui sono attaccate due coppie di lenti (generalmente una coppia da lenti +2.00D e una coppia di lenti -2.00D, non necessariamente) posizionate ai lati opposti del manico.

In questo modo, una volta posizionata la prima coppia di lenti davanti agli occhi dell’utente, è possibile ruotare velocemente lo strumento (da qui il nome flipper) verso l’altra coppia in modo da generare una variazione diottrica repentina. Tale variazione può essere molto utile per molteplici applicazioni.

Esistono anche dei Flipper già montati e flipper componibili dalle lenti della cassetta di prova che sono molto utili per un utilizzo personalizzato degli stessi. 

Esistono inoltre flipper di diverse composizioni diottriche perfette per chi, per esempio, svolge analisi visiva completa e/o Training Visivo.

Se vuoi avere una panoramica su diversità di parametri e costi puoi recarti sul sito ufficiale di Coi Vision, dove peraltro è possibile ordinarli.

Perché è fondamentale utilizzare il ‘’flipper accomodativo’’?

Nel manuale di Optometria Clinica, il flipper accomodativo viene utilizzato nel test di flessibilità accomodativa nella categoria dei ‘’test di performance’’, ovvero quella batteria di test volti a ricercare una risposta del sistema visivo una volta inserita una variabile di stress.

Nello specifico, viene chiesto all’utente di leggere (alla distanza di 40cm) una parola dell’ottotipo da vicino e di mantenere la messa a fuoco su tale parola (o gruppo di parole ravvicinate). 

A questo punto viene inserito il flipper (per soggetti giovani +/-2D), il quale, per effetto della variazione diottrica inserita, modificherà la messa a fuoco del soggetto. L’esercizio risulta concluso quando il soggetto riesce a recuperare la messa a fuoco, ovvero riesce ad ovviare alla perturbazione inserita dalla lente positiva o negativa ritornando ad una condizione di stabilità. 

Ogni qual volta l’utente torna a mettere a fuoco, il clinico dovrà ruotare il flipper velocemente verso l’altro fronte introducendo così un salto diottrico percepibile. Il test di flessibilità accomodativa si misura in quanti cicli completi il soggetto riesce a compiere in un minuto e pertanto presenta l’unità di misura di cicli/minuto. Un valore ‘’normale’’ è intorno ai 12 cicli/minuto (in un soggetto giovane).

Il flipper più utilizzato per questa tipologia di test è generalmente il +/-2D, anche se il valore cambia in funzione dell’età del soggetto e dell’ampiezza accomodativa.

Come scegliere accuratamente il flipper corretto?

Generalmente per soggetti giovani il flipper più utilizzato è il +/- 2D, che è anche il flipper più utilizzato in letteratura. 

Per soggetti in presbiopia incipiente il consiglio è quello di non superare mai il flipper da +/- 1D che rappresenta l’ammontare medio di riserva accomodativa richiesta per una lettura a 40cm.

Per soggetti sopra i 50 anni è utile utilizzare un flipper neutro da un lato e con lenti positive da +2,00D o +2,50D a seconda della richiesta accomodativa e dell’ampiezza accomodativa residua del soggetto. In questo modo sarà possibile effettuare comunque dei salti accomodativi senza eccedere nella richiesta accomodativa.

La particolarità di questo strumento è che in letteratura non è previsto l’uso del flipper accomodativo in altre situazioni se non per la flessibilità accomodativa! 

Ed è qui che viene in nostro soccorso l’esperienza clinica!

Ecco una serie di 3+1 consigli per utilizzare il flipper accomodativo in modo efficace!

Prima ti ricordo di seguire la pagina Instagram Optometria Giovane per scoprire tutte le novità relative al mondo dell’Ottica e dell’Optometria. Buona lettura.

1. Misura del Rapporto AC/A gradiente in spazio libero:

L’estrema praticità del flipper accomodativo, ci può essere molto utile per andare a misurare il rapporto AC/A gradiente nello spazio libero in meno di un minuto!

Per tale scopo utilizzeremo il flipper +/- 1D ed una volta misurata la foria da lontano/da vicino mediante apposito prima 8DP (diottrie prismatiche) base alta (BU) e foriametro (Howell Card o Facchin Card), è possibile inserire il flipper dal lato del +1D e andare a ripetere la misura per ottenere una misura veloce e semplice del rapporto AC/A gradiente. Ricordo che il rapporto AC/A è fondamentale per stimare il legame che intercorre tra il sistema accomodativo e quello delle vergenze e pertanto è un test che andrebbe eseguito sia in naturale sia per stimare la scelta prescrittiva. Un rapporto AC/A sotto il 3/1 è considerato mentre un AC/A sopra il 5/1 è considerato alto. Un valore normale si attesta intorno al 4/1, ovvero per ogni diottria di spostamento del piano accomodativo, la convergenza accomodativa si sposterà di 4 DP.

Non sei sicuro del risultato ottenuto? Ribalta il flipper e osserva come si comporta il sistema visivo con una lente da -1.00D!

Semplice e veloce!

2. Misura del PPC: Falsa insufficienza di convergenza

L’insufficienza di convergenza è una realtà clinica ormai molto conosciuta nel mondo Optometrico e Ortottico. Diversi studi che la percentuale di persone con tale difficoltà vada dal 12% al 18%. E’ una condizione molto complessa e ancora oggi non è ancora così chiaro perchè alcuni sistemi visivi presentino una difficoltà nella capacità di convergere. Il fenomeno dell’ipoconvergenza oculare è comunque un’espressione di qualità del sistema visivo e pertanto è opportuno che il soggetto converga fino ”al naso” con uno scarto di qualche centrimetro.

Il test per osservare un’ipoconvergenza oculare è il Punto prossimo di convergenza (PPC) che si esegue in diversi modi.

Il test più utilizzato in letteratura prevedere l’utilizzo di una mira accomodativa. Come funziona?

Si posiziona davanti agli occhi del soggetto una mira accomodativa (generalmente una riga di lettere) e si chiede al soggetto di seguire con gli occhi la mira in avvicinamento chiedendo di riferire se e quando tale mira dovesse sdoppiarsi. Se il soggetto riferisce di vedere la mira doppia prima che questa sia a meno di 2-3 cm dal naso siamo in presenza di una ipo-convergenza oculare, viceversa abbiamo una convergenza che definiremo ‘’al naso’’. È possibile fare anche un’osservazione oggettiva di quale dei due occhi perde la convergenza prima dell’altro. Tale osservazione ci aiuterà a capire se siamo in presenza di soppressione o per stabilire l’occhio dominante in condizioni motorie.

Tale test è estremamente importante nella valutazione della qualità propriocettiva del sistema visivo ed andrebbe sempre eseguito come test di routine.

Esiste però un caso particolare in cui tale test può essere addirittura ingannevole: La falsa insufficienza di convergenza. Come funziona?

Quando il sistema accomodativo è sotto stress può rifugiarsi in una iper-contrazione accomodativa che si traduce in un eccesso accomodativo. I centri regolatori della convergenza, intrinsecamente legati al sistema accomodativo (dal rapporto AC/A e CA/C), potrebbero in alcuni casi particolari produrre uno stimolo di rilassamento della convergenza (contro intuitivamente) come strumento di controllo dell’eccesso accomodativo. Rilassando la convergenza il sistema visivo riesce a rilassare una quantità X di accomodazione del valore pari al rapporto CA/C. Ed il gioco è fatto! Non sempre questa tecnica compensativa risulta vincente e spesso se è richiesta una intensa attività al PC può persino risultare contro producente. 

Ma veniamo al bello: Come ci accorgiamo se siamo in presenza di falsa insufficienza di convergenza?

Se siamo in questa condizione, una volta effettuato il test PPC in naturale, anteponendo un flipper da +1.00D davanti agli occhi dell’utente potremo notare un netto miglioramento del punto prossimo di convergenza. Il tutto in meno di un minuto! L’anteposizione di una lente positiva toglierà l’ingombro accomodativo al sistema delle vergenze, il quale, libero da ogni stress esprimerà la sua massima estensione.

Per sapere di più su questo ed altri test ti consiglio il corso di Visual Training di Nicola Rizzieri, un corso davvero interessante interamente online che spiega in modo completo tutti i casi dell’analisi visiva.

3. Dominanza sensoriale: Lenti a contatto Multifocali

La dominanza oculare è un’espressione di lateralità corporea e di sviluppo neuronale davvero molto interessante.

Ho creato un interessantissimo corso sulla dominanza oculare che puoi andare a vedere cliccando qui.

L’espressione della lateralità nel sistema visivo avviene in molteplici forme ed è fonte di indagine attraverso diversi test.

Uno dei test più comuni nell’applicazione delle LAC multifocali è la dominanza sensoriale. 

Tale test viene eseguito, una volta raggiunto il bilanciamento percettivo tramite la sequenza di test MPMAV, attraverso l’anteposizione di una lente da +0,75D alternativamente davanti ad OD e OS. In tale test l’utente deve riferire, osservando una riga di lettere dell’ottotipo da lontano, quale delle mire proiettate risulta più disturbata e fastidiosa.

L’occhio in cui si ha la visione più disturbata è quello dominante sensoriale. Non sempre tale test è affidabile al 100% in quanto dipende dalla qualità del proprio esame visivo e pertanto consiglio di abbinarlo ad altri test che indaghino anche altri tipi di dominanza, come la dominanza di fissazione per esempio.

Tornando alla dominanza sensoriale pero:

Grazie all’anteposizione di un flipper da +0,75D OO e chiudendo alternativamente OD e OS con una paletta traslucida è possibile eseguire il test in maniera veloce e molto più veritiera.

Semplice no?

         3+1.  Visual Training: Rock accomodativo

Il visual training (VT) apre dei confini inesplorati e bellissimi. Da quando ho implementato le mie competenze in materia fare un esame della vista non è più la stessa cosa.

La ricerca dell’eventuale difficoltà visiva è diventata un divertimento (quasi) e la risoluzione di casi sempre più complessi mette il clinico in quella condizione sfidante che è il pane del nostro lavoro.

Una fase del training visivo riguarda l’allenamento dell’accomodazione o ‘’rock accomodativo’’ attraverso l’utilizzo di flipper di quantità crescente che renda sempre più difficile l’esercizio. 

Per questa tipologia di test è necessario avere davvero molteplici flipper ed è per questo che un vero esperto di VT lo si riconosce da quanti flipper ha in studio!

Spero che questa piccola guida possa esserti stata utile!

Al prossimo approfondimento.

Andrea Astarita

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